Imballaggi ed etichette, il settore cura casa alla guida del cambiamento

Secondo l’Osservatorio Identipack di Conai e GS1 Italy, aumentano i prodotti a scaffale con informazioni ambientali in etichetta, il cura casa leader nell’integrazione di indicazioni digitali
Imballaggi ed etichette, il settore cura casa alla guida del cambiamento

Negli ultimi dodici mesi, il tema della sostenibilità ha continuato a guadagnare terreno nelle scelte di etichettatura dei prodotti di largo consumo in Italia. Secondo il sesto rapporto dell’Osservatorio IdentiPack, realizzato da Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) e GS1 Italy con il supporto dei dati NIQ, cresce l’attenzione delle aziende nel fornire informazioni ambientali chiare e trasparenti sui propri imballaggi.

Il settore cura casa si distingue in questo panorama come un comparto particolarmente innovativo e attento alle esigenze dei consumatori. È il leader nell’integrazione di indicazioni digitali, con il 30,4% delle confezioni che offrono la possibilità di consultare online informazioni ambientali dettagliate. Questo dato sottolinea l’evoluzione verso una comunicazione più moderna e accessibile, che sfrutta le tecnologie digitali per sensibilizzare i consumatori sulle buone pratiche di sostenibilità.

Il packaging e la sostenibilità guidano le scelte dei consumatori

In generale, la tendenza positiva coinvolge anche altri aspetti legati all’etichettatura ambientale. Gli imballaggi che riportano indicazioni sulla raccolta differenziata rappresentano oggi il 56,4% dei prodotti a scaffale, un aumento significativo rispetto al 50% di un anno fa. Anche la codifica identificativa dei materiali, obbligatoria ai sensi della Decisione 129/97/CE, è in crescita: è presente sul 46,8% delle referenze a scaffale, un progresso rispetto al 44,1% registrato nel rapporto precedente.

Nonostante questi segnali incoraggianti, alcuni ambiti mostrano un progresso più lento. Le certificazioni di compostabilità, per esempio, restano pressoché invariate, interessando appena lo 0,2% degli imballaggi analizzati. Analogamente, la presenza di informazioni aggiuntive per migliorare la raccolta differenziata si mantiene stabile intorno al 6,9%, mentre le indicazioni volontarie come marchi o claim ambientali riguardano solo l’8,3% dei prodotti.

Il settore cura casa, però, non è l’unico a registrare performance positive. Altri comparti, come il freddo, le carni e i prodotti freschi, mostrano un impegno crescente verso la sostenibilità, sia attraverso l’adozione di codifiche identificative sia nell’indicazione delle modalità corrette di conferimento degli imballaggi. Tuttavia, è il cura casa a distinguersi per la capacità di coniugare innovazione e sensibilizzazione ambientale, dimostrando che le imprese possono sfruttare le tecnologie digitali per costruire un rapporto più diretto e informato con i consumatori.

“La comunicazione ambientale, seria e veritiera, è sempre più percepita come utile e necessaria – commenta Simona Fontana, Direttore generale Conai. “I consumatori hanno acquisito consapevolezza, e le imprese hanno compreso che devono conformarsi alla normativa e, allo stesso tempo, costruire un rapporto di fiducia basato sulla trasparenza e sull’autenticità delle informazioni. La Direttiva 825, del resto, lo stabilisce con chiarezza: a partire dal 2026 in Italia, in assenza di dati scientifici e dimostrabili, non si potranno più fare green claim. Le comunicazioni volontarie, quindi, saranno mediate dalle nuove disposizioni che sta dando l’Unione europea. Oltre alla 825, infatti, è attesa per l’anno prossimo una nuova direttiva dedicata ai claim ambientali espliciti. Il dato che emerge dall’ultimo rapporto IdentiPack, ad ogni modo, evidenzia come le aziende siano in prima linea nell’adottare scelte responsabili: un passo significativo verso una circular economy in cui non solo la riduzione dell’impatto ambientale, ma anche la valorizzazione della sostenibilità diventano elementi fondamentali per un successo nel lungo periodo”.

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